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Volontariato, diritti umani e filosofia
a cura di Aldo Antolli

I diritti umani sono universali, in quanto inerenti ad ogni individuo posto come soggetto, sono da sempre presenti nella natura stessa dell’uomo ed assolutamente veri; tuttavia non sono universalmente riconosciuti da tutte le culture ed in tutti i momenti storici, se puntualmente si sente la necessità di codificarli. 
Ad ogni mutamento storico-politico in chiave democratica è seguita una dichiarazione dei diritti dell’uomo (Dichiarazione Universale del 1948, Convenzione europea del 1950, Atto finale di Helsinki del 1975, Dichiarazione Universale dei diritti dei popoli adottata ad Algeri il 4 luglio 1976), dai quali emerge come sia problematica l’armonizzazione dei diritti individuali con quelli collettivi e come il diritto alla sicurezza collettiva possa limitare alcune libertà individuali. 
La Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri; è un codice etico di importanza storica fondamentale perchè è stato il primo documento a sancire universalmente, cioè in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo, i diritti che spettano all'essere umano. 
La Dichiarazione può essere considerata la conclusione di un dibattito filosofico sull'etica e i diritti umani che nelle varie epoche ha visto impegnati filosofi quali Locke, Rousseau, Voltaire, Kant, fino a quelli contemporanei, dopo la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese, i cui diritti civili e politici dell'uomo confluirono in questa carta.
Questi Filosofi hanno svolto un lavoro importante di volontariato nell’insegnamento presso i giovani studenti nelle varie epoche interessandoli e informandoli sui vari aspetti della società del loro tempo e contribuendo ad alcuni cambiamenti di quella determinata società.
Alla Dichiarazione sono poi seguiti il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e il Patto Internazionale sui diritti civili e politici, elaborati dalla Commissione per i Diritti dell'Uomo ed entrambi adottati all’unanimità dall’ONU il 16 dicembre 1966.  
La Dichiarazione rappresenta l’essenza di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo ed è la base ideale della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea confluita poi nel 2004 nella Costituzione Europea. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti dell'uomo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali. La Dichiarazione può essere suddivisa in argomenti: il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione; gli articoli 1-2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza (già sanciti dalla Rivoluzione francese); gli articoli 3-11 stabiliscono i diritti individuali; gli articoli 12-17 stabiliscono i diritti dell'individuo verso la comunità (anche qui rifacendosi a un dibattito filosofico che va da Platone ad Hannah Arendt).
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