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SIMBOLOGIA DELLA MUSICA NEI NATIVI DEL NORD-AMERICA

a cura di  Gianpaolo Dabbeni  
 

    Gli Europei, con la  conquista dell’America, ebbero modo di conoscere la cultura artistica  indigena e, con essa, anche la musica  che tuttavia  non è da considerarsi del tutto autoctona in quanto, già in precedenza,  influenzata da  insediamenti provenienti dall'Asia; infatti, nei  canti dei Pellirosse emergono delle affinità con la scala pentafonica cinese e con modalità indiane; nelle tribù dell'Oregon,  un canto giocoso  ricorda il folclore russo, utilizzato dallo stesso Cajkovskij nella Quinta Sinfonia. Cristoforo Colombo rimase affascinato dal fatto che i nativi, nelle loro preghiere,  si rivolgevano alle divinità e alle forze della natura e invocavano spesso la pioggia miracolosa per i loro campi, con balli e canti, accompagnandosi  con corni, zucche vuote, tamburi, zufoli e facendo vibrare cortecce d’albero. La musica accompagna ogni loro attività umana: il culto, la magia, la guerra, il lavoro, l'amore ed è strettamente connessa con la danza.
  I Pellirosse raramente cantano senza un preciso scopo, legato ad un rituale, ad una tradizione: un canto di guerra prima di iniziare una battaglia, un canto di caccia nel corso di una battuta, a corredo della danza, come accompagnamento durante le pratiche religiose ed il racconto orale; o per alternare i giochi. Esempio di  canto di guerra Ojibva: Ascoltate la mia voce, Uccelli della Guerra! / Preparo una festa per il vostro nutrimento; / Vi vedo attraversare le linee nemiche; / Come voi andrò. / Voglio la rapidità delle vostre ali; / Voglio la vendetta dei vostri artigli; / Raccolgo i miei amici; / Seguo il vostro volo. / Oilà, giovani combattenti, / Portate la vostra rabbia sul luogo della lotta.//  -   Dal Sud essi vennero, Uccelli della Guerra. / Udite! Il loro grido passa. / Voglio il corpo del più fiero, / Veloce, crudele, forte. / Getto il mio corpo nella fortuna della lotta. / Felice sarò di morire in quel luogo, / In quel luogo dove si combattè /  Oltre la linea del nemico. //  -  Ho sanguinato qui nel petto! / Guarda, guarda! Sono i segni della lotta! / Le montagne tremano al mio urlo! / Io lotto per la vita.//  ;    nota  1 ; esempio di canto di caccia Navajo:  Viene il cervo al mio canto, / Viene il cervo al mio canto, / Viene il cervo al mio canto. // Lui, il merlo, lui, io sono, / Uccello diletto del cervo selvaggio, / Viene il cervo al mio canto. // Dalla Montagna Nera, / Dalla sommità, / Giù al sentiero, viene, viene ora, / Viene il cervo al mio canto. // Attraverso i fiori, / Tra i fiori, viene, viene ora,/ Viene il cervo al mio canto. // Tra il polline, il polline del fiore, / Viene, viene ora, / Viene il cervo al mio canto. // Si ferma con la zampa anteriore sinistra, / Battendo la terra, si gira il cervo impaurito, / Viene il cervo al mio canto. // O mia preda, benedetto io sono / Nella fortuna dell’inseguimento. / Viene il cervo al mio canto. //   Viene il cervo al mio canto, / Viene il cervo al mio canto, / Viene il cervo al mio canto. //  nota 2.    Non esistono canti di marcia; quelli del lavoro venivano eseguiti durante l'attività agricola, in genere, e durante lo sgranamento delle pannocchie. Inoltre le donne intonavano melodie diverse, comprese le ninne-nanne.
  Non tutta la musica assume carattere funzionale per gli indigeni del Nord-America; a volte, viene composta per il solo piacere dell'esecuzione individuale o di gruppo. La valenza musicale dipende, più che dalla componente estetica, dal carisma personale dell'autore che è l'unico ad avere la prerogativa di eseguire la sua produzione, secondo il concetto di proprietà delle tribù; altri possono farlo, solo dopo aver pagato il diritto d’autore. 
  La danza comprende diversi stili, a seconda delle aree prese in esame. La danza dell'aquila si svolgeva nell'ambito di festività solari che prendevano spunto dalla rigenerazione della vita,  poichè in tutta la mitologia amerinda questo volatile, da sempre collegato al Sole ed al fuoco, rappresenta uno spirito benevolo. L' aquila, spesso identificata nel Thunderbird, ( uccello di fuoco ), suscita notevole rispetto in tutte le tribù, che custodiscono con cura ogni sua penna; quando una di esse  cade   sul pavimento dell' arena, nel corso del powwow, durante la cerimonia della Dropped Eagle Feather Dance,  viene raccolta da un veterano per evitare che sia calpestata. A conclusione  del rito,  quattro veterani si esibiscono nella cerimonia della raccolta. Uno di loro, che è stato ferito in combattimento, viene scelto per rappresentare il "Brave Man" (il Coraggioso) e raccogliere la piuma per mezzo di un'altra piuma d'aquila; quindi racconta un importante avvenimento bellico o del suo servizio militare. Alla fine la restituisce  al proprietario che manifesta la sua gratitudine sia a lui che al tamburo, centro della manifestazione.
  Powwow , parola di derivazione Algonquian, è un evento sociale, che unisce tutte le genti indiane, non limitato alle sole danze e canti;  indica anche una riunione di "medicine-men" e di leaders spirituali per una cerimonia di cura: il "pauau" o "pau wau", o per cerimonie di ringraziamento per successi ottenuti nella caccia o in guerra, con commemorazioni dei defunti, con quello dell' attribuzione dei nomi e con riti di iniziazione, che si svolgevano nei mesi caldi, quando si potevano indossare gli abiti preparati durante l'inverno. I guerrieri Omaha   celebravano le vittorie in battaglia; e da loro si sono formate poi società sempre fondate sulla figura del guerriero, in particolare in Oklahoma: the Hethuska societies, the Red Feather societies, the Kit Fox, the Dog Soldiers, che nelle esecuzioni indossavano piume d'aquila, simbolo del coraggio. Viene esaltato anche l'orgoglio delle loro abilità nel campo della medicina, sia con tecniche tradizionali che moderne e, con l’utilizzo della “ Ruota della Medicina “, attraverso un processo di integrazione e armonizzazione con le energie naturali, viene raggiunta la conoscenza del proprio “io”. 
  L'orgoglio delle proprie radici è tuttora il perno di queste manifestazioni che variano di tribù in tribù. Quando i combattimenti fra le popolazioni ebbero fine, rimase l'abitudine alla danza, ma in maniera simbolica, con complicati movimenti del corpo e della testa e particolari addobbi di piume.
  Si rafforzò la fierezza di appartenere alla propria razza, derivante anche dalla consapevolezza della propria identità culturale, soprattutto con i movimenti dei diritti civili negli anni '60. Oggi la proliferazione del powwow è la dimostrazione evidente del Rinascimento delle loro tradizioni: un elemento catalizzatore che porta i vecchi nemici a competere sull'arena, ma non più in un campo di battaglia.
  L'elemento fondamentale di queste danze è il tamburo che connette con il mondo degli spiriti e, con il suo ritmo percussivo, ispira i movimenti dei ballerini;  è tanto importante per i nativi da costituire oggetto di venerazione in una cerimonia in suo onore che assume un carattere religioso,  durante la quale le donne anziane rivolgono verso il cielo i loro ventagli di piume d'aquila per venerare quello strumento e le sue melodie. Negli anni '70 anche le donne hanno cominciato a suonarlo, spesso affiancandosi agli uomini in qualità di secondi. Il powwow accompagna i nativi per tutta la vita, dalla prima infanzia alla tarda senilità, senza imporre limiti di età alle esecuzioni dei danzatori e dei musicisti. 
  Durante la festa della mietitura, si canta e si balla per più giorni, con la partecipazione di gruppi maschili e femminili   contrapposti, accompagnati dal suono dei tamburi, mentre vengono raccontate le imprese del coraggio e della forza dei guerrieri. Nelle regioni, dove gli abitanti in passato si dedicavano all'agricoltura, i danzatori creavano un cerchio aperto o un'ellisse e, con un movimento antiorario, guardavano avanti; e, solo raramente, puntavano lo sguardo su una persona od un oggetto al centro. Nella regione delle Pianure, del Great Basin e del Plateau, i danzatori si ponevano a cerchio e assumevano un movimento orario, leggero, con scatti dinamici, ondeggiando le braccia e, spesso, spiccando salti acrobatici. Qualora, invece, i movimenti non prevedessero particolari acrobazie, essi davano maggiore rilevanza a quello del piede sinistro.  -   Canto di danza del grano azzurro degli Zuni :  Belle, guarda, le nubi dell’estate, / Belle, guarda, le nubi dell’estate! / Nubi che fioriscono nel cielo, / Come fiori che brillano, / Nubi che fioriscono in cielo, / Avanzano, guarda, vengono, / Qua, qua, rimbalzate! / /         nota 3
  Un altro tipo di esecuzione richiede che i figuranti si dispongano in file, singole o parallele,   faccia a faccia e,  ritmicamente, accorcino o allunghino la distanza fra loro. Le danze tradizionali non sono mai formate da coppie uomo-donna, ma sono individuali o di gruppo. Tutti e tre questi stili sono presenti in California .
  Lungo la costa occidentale prevalevano gli strumenti a percussione fatti di bacchette. Il "foot drum" consisteva nel ricoprire con un' asse di legno una buca e percuoterla con uno strumento che conteneva al suo interno delle schegge di legno a forma di animale;  raggiunsero qui il loro maggiore sviluppo gli strumenti ad ancia, pur non presentando il tipico foro.  Molti  canti venivano eseguiti senza  accompagnamento delle percussioni, che furono introdotte in periodi successivi.  L'unico strumento ad archi dell'epoca precolombiana era il cardofono, usato più per diletto  che per  supporto ai  tradizionali rituali. 
    Dal capitolo "Music and Dance" di Wilhelmine Driver , nel libro “ Indians of North America “ di Harold E. Driver,  nota 4   rileviamo che   la musica degli Indiani del Nord-America è costituita, per la maggior parte, da canti che possono variare, da un minimo di 20 secondi a circa 3 minuti; la durata è superiore se vengono raggruppati. Quasi tutti sono monofonici, formati da una sola melodia, dalla quale, ad un certo punto, spicca un unico suono; in alcuni territori, le donne cantano insieme agli uomini, ma in un'ottava più alta. La polifonia melodica (il canto simultaneo di due o più linee melodiche indipendenti) è praticamente assente, mentre l'armonia non è usata, tranne che negli inni liturgici di derivazione cristiana. In genere il ritmo è relativamente complesso. I canti sono composti da strofe, ciascuna delle quali suddivisa in sezioni che vanno da due a dodici frasi musicali di varia durata , superiore, in genere, verso la fine. Inoltre i testi possono includere sillabe senza alcun significato, arcaismi, prestiti o licenze poetiche. Queste caratteristiche, in alcune zone, fanno sì che il linguaggio usato sia diverso da quello della lingua parlata, rendendolo a volte ermetico. Gli strumenti hanno funzione solo di accompagnamento. Prima dell'avvento degli Europei, i Pellirosse non conoscevano quelli a corda; si servivano piuttosto del flauto o dello zufolo. Tra i fiati esistevano anche fischietti ed, in alcune zone, semplici trombe e strumenti ad ancia. Molto diffusi erano quelli percussivi: i membranofoni, tamburi che riproducono suoni attraverso le vibrazioni della pelle di animale di cui sono ricoperti; gli idiofoni  erano rappresentati con parecchie varietà di sonagli, lamine sonore, percussioni di bastoni, tavole e canne. 
  Rifacendosi alle teorie di emeriti studiosi ed analisti di musicologia etnica del Nordamerica, quali E.M. von Hornbostel e Nettl, Wilhelmine Driver distingue i modelli musicali   delle varie tribù, identificandoli nelle seguenti aree geografiche: Sud Ovest, Pianure e Praterie, Est, California, Great Basin e Arctic.(5)
     Sud Ovest :   Tra i principali stili di questo territorio, si ricordano quelli dei Pueblo, dei Pima, dei Papago, dei Navajo e degli Zuni. Presso i Pueblo, la tecnica musicale si avvicinava molto a quella della tribù delle Pianure, fatta eccezione per i canti della Kachina che iniziavano con toni molto soffusi. Tra i Pima e i Papago, i motivi si presentavano dolci e sereni, dai modelli ritmici e melodici relativamente semplici. Talvolta i loro canti risultavano di un'ottava superiore al modello classico. La musica rituale dei Navajo non era originale, ma derivava da quella delle tribù vicine. Le loro melodie erano piuttosto varie, dagli ampi intervalli con saltelli che andavano da note basse a più alte, talvolta presentando strofe in falsetto, alternate a quelle in cui la voce maschile non era alterata. I ritmi erano più semplici di quelli dei Pueblo e gli accompagnamenti, di solito regolari, non presentavano strumenti diversi da quelli delle altre tribù.
  Per trovare delle peculiarità in campo musicale, dobbiamo analizzare le finalità delle esecuzioni. Mentre i gruppi sociali delle Pianure avevano scopi diversi, per la maggior parte legati alle attività di intrattenimento, tra i Pueblo esistevano gruppi di culto permanenti che officiavano cerimonie religiose, svolte secondo i canoni della tribù. I canti venivano perciò organizzati in serie invariabili che andavano da brevi suites fino a comprendere alcune elaborazioni cantate che accompagnavano solennità di lunga durata. Questo tipo di esecuzione era diffuso anche tra i Pima e i Papago, per esempio, per la festa del raccolto, e tra i Navajo, durante i riti di guarigione. Canto della guarigione   ( Chippewa ) :  Sono in stretta consultazione / con le loro teste unite / Wenagoio / e sua nonna. //       Nota  6 
  I Pima e i Papago facevano distinzione tra : a) canti derivati da altre tribù o dai bianchi, b) "sognati" su ispirazione degli spiriti, c) originari, cioè, secondo loro, datati dalla creazione della terra. Nel passaggio dal testo orale a quello cantato, i fonemi potevano subire delle trasformazioni,  per cui "b" diventava "m" o "mw" e "d" diventava "n" e così via; la “ vecchia lingua “ comprendeva invece  arcaismi di ordine religioso. 
Tra i contadini Pueblo dell'arido territorio sudoccidentale, le cerimonie della pioggia erano di primaria importanza.  Fino a 200 esecutori con costumi variopinti ed ornati di rami di pino, sfarzosi con gioielli in turchese e d'argento, partecipavano ai balli che duravano parecchi giorni. Tra queste solennità ricordiamo la famosa danza del serpente Hopi; mentre quelle di guerra erano assenti perchè per gli Hopi, per i Pima e per i Papago, uccidere è considerato atto criminale, anche in battaglia.  Preghiera per la pioggia,  ( Sia ) :  Bianche nubi erranti, / Nubi come le pianure / Venite e bagnate la terra. / Il sole abbraccia la terra / Che esso può fare fruttifera. / Luna, leone del Nord, / Orso dell’ovest / Tasso del sud, / Lupo dell’est, / Aquila del cielo, / Toporagno della terra, / Vecchio eroe della guerra / Combattenti delle sei montagne del mondo, / Intercedete per noi presso le nubi, / Perché possono bagnare la terra./ Ciotola della medicina,ciotola della nube, e vaso dell’acqua / Dateci il vostro cuore / Che può bagnare la terra. / Faccio l’antico sentiero di farina, - / Possa il mio canto superarlo - / L’antico sentiero. // Bianca conchiglia orni la donna / Che vive dove il sole tramonta, / Madre Turbine, / Padre Sus’sistinnako, / Madre Ya’ya, creatrice dei buoni pensieri./ Gialla donna del nord, / Azzurra donna dell’ovest, / Rossa donna del sud, / Bianca donna dell’est, / Donna lievemente gialla dello zenit, / E donna nera del nadir / Chiedo la vostra intercessione / Presso il popolo delle nubi. //  nota 7
   La Squaw Dance,   conosciuta  anche come Enemy Way Dance, in uso presso i Navajo, si tiene durante l'estate e dura tre giorni; è un rito che punta al rinvigorimento dello spirito e del  corpo ed ha assunto pure un'importanza sociale per la presenza di visitatori, sia dagli Stati Uniti che da oltre oceano. La Corn Grinding Dance, invece, si svolge durante il periodo della raccolta del grano che viene triturato in farina. Per i Navajo questa cerimonia assume un'importanza speciale, poichè se ne ricava quella che per la tribù è considerata la più sacra tra le medicine; ed è  descritta in tutti i suoi passaggi da canti che accompagnano il procedimento. La Ribbon Dance si protrae per nove giorni con canti e spettacoli, durante l'autunno e i primi mesi invernali, allo scopo di curare i malati. Per i Navajo, infatti, intrecciare i cesti è simbolo di vita, collegato al mito della creazione ed è utilizzato per la purificazione durante le feste di nozze ed assieme ad altri oggetti del medicine man per ulteriori rituali.
  Una delle più importanti e senz'altro la più antica manifestazione che rievoca la tradizione del cerimoniale indiano è la Inter-Tribal Indian Cerimonial, che si tiene a Gallup, New Mexico, durante la seconda settimana di agosto. Sin dal lontano 1922, per giorni, si alternano spettacoli di vario genere con mostre d'arte e di artigianato, parate e divertimenti. I gruppi dei danzatori provengono per massima parte dai nativi Pueblo e dalle tribù delle Pianure del Sud: Zuni, Taos, Hopi, Navajo, Kiowa, Comanche si esibiscono nelle loro particolari performance, per un apporto culturale fra le varie famiglie native. Dal 1939 questa manifestazione è dichiarata "evento dell'anno" e gode del riconoscimento federale, anche a livello finanziario. Anche durante il secondo conflitto mondiale, nonostante la scarsa presenza di giovani in età di leva, le manifestazioni si tennero ugualmente; ed ebbero il pregio di far rifiorire l'aspetto turistico locale del dopoguerra. Infatti molti di loro vennero impiegati allora come esperti nel ramo telecomunicazioni, dove risultarono determinanti per l'esito delle principali battaglie del Pacifico, grazie al loro cifrario che viene ancor oggi riproposto nella grande parata  musicale rievocativa.  Senza la loro preziosa collaborazione, non si sarebbero vinte le battaglie di Iwo Jima e Okinawa. Il riconoscimento dei loro meriti avvenne solamente 25 anni dopo la conclusione della guerra, e precisamente  nel 1969. Dal 1982 in poi, con decreto dell'allora Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 14 agosto fu proclamata la giornata nazionale dei "Code Talkers". In seguito a ciò, i Russi tennero, dopo la fine del secondo conflitto, dei corsi in lingua navajo all'università di Mosca. 
  Molto coreografica e rappresentativa è la Pottery Dance delle tribù Zuni: le donne mettono in evidenza tutta la loro grazia e maestria nel tenere in equilibrio sul capo dei vasi di ceramica  da loro dipinti e, nello stesso tempo, danzano ritmicamente sulle note di antichi canti. 
  La Eagle Dance dei Taos Pueblo ha un ruolo particolare nel mondo indiano per la presenza di piume, che venivano utilizzate anche in altre cerimonie sociali e religiose, e del ballerino che imita i movimenti del rapace mentre prende il volo e si libra nell'aria. Furono proprio loro per primi ad introdurre la danza in tutto il Sud Ovest; e la più spettacolare di tutte risulta la Hoop Dance che richiede un alto livello di capacità, velocità e coordinazione da parte del singolo poichè non risulta nè una danza di gruppo, nè una mera dimostrazione di prestanza fisica. Canto delle aquile ( Hako ) : Ascolta, il suono delle loro ali! / Ora uccelli potenti scendono qui / portando il bene promesso. / Ascolta, il suono delle loro ali! / Viene di certo Hako. / Bambini, porta i doni per voi. // Ascolta, il suono delle loro ali! / Ora uccelli potenti scendono qui portando il bene promesso. / Ascolta, il suono delle loro ali! / Guarda, Hako è venuto. / Noi bambini portiamo i nostri doni. //    nota 8
Pianure e Praterie :     I canti delle popolazioni indigene di questi territori si presentavano molto modulati, con una tensione vocale marcata, forti accenti, glissati e tonalità pulsanti. I ritmi erano, di solito, complessi ed asimmetrici, mentre l'accompagnamento si presentava con ritmo regolare e con strumenti a percussione: tamburelli, tamburi in pelle; ed, in genere, precedeva e concludeva il canto, mentre i timpani di terracotta sono di recente introduzione. Venivano strofinati anche dei pezzi di pelle animale accanto a bacchette in legno, o, meno frequentemente, di osso. Tra i sonagli, tipici erano quelli ricavati da zoccoli d' animali o quelli in pelle riempiti di pietruzze e, nella zona delle Pianure, quelli di zucca.  Fischietti ed altri strumenti a fiato, come lo zufolo ed il flauto non venivano utilizzati  nelle cerimonie, ma soltanto dai giovani per i corteggiamenti amorosi.  In quest'area erano diffuse danze di guerra e di caccia ed acconciature ornate di piume d'aquila, attività tipiche dei guerrieri  che richiedevano esecutori e  pubblico prettamente maschili. Anche le donne erano presenti nel mondo musicale con danze d'intrattenimento, di carattere istruttivo, di gioco e con ninne-nanne. Tra i Cheyenne era molto comune la War Dance, che veniva eseguita prima e dopo la battaglia. Ciascun guerriero si muoveva secondo uno stile personale e rispondeva ritmicamente al battito del tamburo, mentre le frange degli abiti delle donne ondeggiavano in sintonia con la musica. La Scalp Dance, invece, era prerogativa delle donne che mettevano in mostra gli scalpi presi in battaglia, infilati su una lunga lancia. Due erano i colori predominanti della cerimonia: il rosso che simboleggiava il sangue ed il nero che significava morte.
   La Danza del Sole, praticata  dai Blackfeet e da diverse tribù delle Pianure, venne proibita dal governo federale nel 1881 perchè ritenuta sovversiva, e poi consentita nel 1928, ma entro certi limiti per essere  definitivamente liberalizzata nel 1952. Ricordiamo Larry Anderson, un danzatore Dinè che nell'esecuzione di questa danza raccoglie in sè tutte le energie del sole per rafforzare lo spirito ed affrontare la lotta a favore della sua gente.


Prayer to the Sun ( Blackfeet )
Okohe! okohe! natosi! iyo!
Sun, take pity on me; take pity on me.
Old age, old age,
We are praying to your old age,
For that I have chosen,
Your children, morningstar, seven stars, the bunched stars, these and all stars,
We can call upon them for help.
I have called upon all of them.
Take pity on me; 
Take pity on me that I may lead a good life.
My children, now I have led them to old age.
That wich is above, now I choose, take pity on me.
Iyo!
Old age, let me lead my children to it.
Let me get a stock of many horses….
Take pity on me that I get the full pay for all my work.
Iyo!
Take pity on me; take pity on me; take heed.
(9) 

Est: I canti, dal ritmo piuttosto semplice, erano legati a dei cicli prefissati e costituiti da 6 a 8 canti più brevi con un accompagnamento  di percussioni. I profili melodici erano ondeggianti e gradualmente discendenti. L’accompagnamento musicale non sempre c’era; quando era presente avveniva usualmente in regolari battute e talvolta con tremoli di sonagli. La caratteristica più sostanziale, però, consisteva in antifone o tra due persone o tra il leader ed il gruppo, con alla fine di ogni frase una polifonia rudimentale.  Strumenti a percussione includevano il timpano di legno o di terracotta, il tamburello, la batteria, simile a quella moderna. Strumenti a sonagli   erano ricavati da zucche vuote, conchiglie di testuggini, corni cavi, o cilindri di corteccia. Particolare importanza assumeva il suono prodotto dai tintinnii degli zoccoli di cervo. Caratteristiche delle popolazioni del Sud-Est, erano le trombe ricavate  dal guscio di conchiglie marine.  Presso gli Irochesi, le danze rituali erano il mezzo per ringraziare divinità, animali e piante per la loro generosità nei confronti dell'uomo. In quelle di gruppo, le donne rappresentavano il grano, i fagioli e le zucchine, mentre gli uomini eseguivano i mimi del bufalo e dell'aquila.

California : La musica e le danze degli Indiani della California non presentavano caratteristiche peculiari, ma ricalcavano i modelli degli altri territori, particolarmente del Great Basin, di cui riproducevano le tecniche omogenee e rilassate con i medesimi strumenti. La musica più significativa è quella degli Yuma, che si esprime con toni più alti chiamati  il “levare”. Gli strumenti a percussione accompagnano l’inizio e la conclusione del canto,  mentre il “levare” è accompagnato spesso dal tremolo.

Great Basin :       Le musiche di queste aree e delle tribù Modoc e Klamath e di quelle che abitavano lungo il confine Oregon-Canada, includevano  caratteri religiosi e non religiosi, quali ninne-nanne e racconti di animali. Lo stile musicale  risulta fra i più semplici del continente, con tecniche omogenee, prive di tensioni e pulsioni , con gamma melodica piccola e con parecchi canti eseguiti senza accompagnamento di percussioni . Il solo tipo di tamburo conosciuto era il tamburello, importato dalla zona delle Pianure e degli Altopiani; erano molto usati, invece, gli strumenti a sonagli, sia quelli di pelle greggia riempita di ciottoli, che quelli ricavati da zoccoli di cervo e la lamina musicale, un bastone a tacche, strofinato avanti e dietro con un bastoncino. Nella  cerimonia del rito del Peyote si faceva largo uso di sonagli ricavati da zucche vuote e di timpani, costituiti da vasi di terracotta in parte riempiti d’acqua e ricoperti di pelle, fischietti, flauti ed archetti, unico strumento a corda  presso le civiltà  precolombiane. Nella sua forma  primitiva consisteva in un arco da caccia,  con un’estremità  trattenuta dai denti, per cui  il tono e la qualità del suono variavano dal modo in cui il suonatore cambiava la forma della bocca che  fungeva da  cassa di  risonanza. 

Arctic :   Presso gli Eskimo, la musica assumeva carattere essenzialmente religioso, attraverso la quale gli sciamani invocavano le divinità per ottenere salute, prosperità, successo nella caccia e tutto quanto potesse servire per vivere serenamente. Le danze degli Eskimo erano suddivise  in due generi: per i cerimoniali  e per le pantomime; i primi seguivano un rituale in cui gli uomini saltavano violentemente e le donne ondeggiavano con grazia; nelle pantomime, invece, le danze erano per lo più improvvisate, in cui il protagonista era accompagnato da cori maschili o femminili o misti.  In alcuni balli vengono immedesimate identificazioni con uccelli o animali o possessione di spiriti da parte degli sciamani. I canti si svolgevano solitamente in tempo lento con ritmi asimmetrici e complessi, con tensione vocale e vibrazioni ritmiche nelle note più lunghe, e con sottolineatura di accenti e  note di abbellimento. Le antifone si svolgevano con alternanza di assòlo e coro e la polifonia melodica era sconosciuta; tuttavia si riusciva a simulare una polifonia ritmica attraverso le voci e l’accompagnamento del battere sul tamburo e su alcune  parti del corpo. Lo strumento più usato era un tipo speciale di tamburello, fatto di pelle d’animale stirata sopra un cerchio,  probabilmente originario  dell’ Asia ; non erano ancora  noti   sonagli,  flauti e zufoli. 
In generale, dove i missionari cristiani ebbero maggiore influenza, sin dagli inizi del '500, la musica indigena fu emarginata  a favore  di canzoncine e inni, che ricalcavano non solo brani su semplici  moduli europei,  ma anche pagine nello stile e nella polifonia ispano-fiamminga. Nei territori dove i Pellirosse sono sopravvissuti in gran numero e ancora in massima parte eseguono le proprie cerimonie, specialmente nelle Pianure e nel Sud Ovest, alcuni dei canti nativi sono rimasti tuttora intatti.
  La sola musica indigena che l'Europa conobbe fino alla metà del Settecento proveniva dagli Indiani del Canada,  pubblicata da Marsenne nel 1836.
   Ferruccio Busoni(10), nel 1910, durante un soggiorno negli USA,  venne a conoscenza dei motivi della tradizione pellirosse, che utlizzò per tre gruppi di composizioni, fra i quali ricordiamo  il  'Diario Indiano', formato da quattro  'Studi'per pianoforte anti-folkloristici. Opera  significativa per l'analisi della musica indiana è  "Canti indiani del Nord-America" di Aldo Celli, casa editrice Fussi. Segnaliamo anche "Canti degli Indiani d'America" di Silvio Zavatti per la Newton Compton, che conserva il segno più autentico e profondo della poesia dei nativi; "Canti e narrazioni degli Indiani d'America" di Franco Meli, Guanda editrice; "Canti degli Indiani d'America" di Grazia Maria Griffini, edizioni Scheiwiller.
   Tra i concertisti ha assunto primaria importanza  Douglas Spotted Eagle, flautista di grande fama, nato nell'Iowa. Dal 1988, compiuta la grande svolta che lo portò ad avvicinarsi ai suoni della tradizione, il musicista navajo intende creare per gli ascoltatori un clima di dimensione naturale e antica, miscelando armonie native con strumentazioni e tecnologie moderne. Collabora anche con Peter Buffett, altro artista che si dedica allo studio della musica pellirosse e che Kevin Costner chiamò per la colonna sonora di "Balla coi Lupi".
  La spiritualità delle antiche popolazioni del Nord- America, come abbiamo visto, si fonda sul. simbolismo dell'aquila, l’uccello guerriero e nobile che, nel suo volo sublime, ha la possibilità di osservare da vicino il sole. L'aquila rappresenta l’incarnazione del valore, della forza e della potenza e, presso i Sioux, la sua contemplazione è considerata il massimo onore.  I guerrieri adornano la lancia, la cavalcatura di guerra e lo scudo di  penne d’aquila;  nei loro medicinebundle conservano, come amuleti, penne, artigli e teste d'aquila. Il più alto segno di distinzione per le imprese guerresche è costituito dalle penne d'aquila, soprattutto di quella dorata. Gli Iowa concludono la danza di guerra, trasformandosi emotivamente in aquile per carpirne l’energia combattiva e dominatrice.
  Afferma Schuon (11) che la penna dell'aquila è indice di verità e immortalità, vigore spirituale e omaggio ai poteri divini, è utilizzata dal pellirosse poichè rivela la presenza di forze celesti e soprannaturali nell’uomo. E' il volatile che si libra alto e tutto vede e, con le sue maestose ali, protegge la nazione e si prodiga per far giungere a Dio le preghiere degli uomini, come afferma J.Epes Brown (12). 
E’ contemplata come l'incarnazione del Cielo ed identificata con la Divinità potente  e regale. Il valore trascendente dato all'immagine dell'aquila, permette di comprendere, secondo Schuon, l'elevata concezione che il Pellirosse ha della Divinità: solare, luminosa, potente e nobile. Anche nella SunDance compaiono tutti gli elementi aquilini: lo spazio circolare, teatro della danza, è delimitato agli angoli da penne rivolte verso l'alto; al centro viene deposta una penna strappata vicino al cuore che simboleggia la forza; l’elemento centrale del rito è l'albero sacro, che rappresenta l’asse cosmico che collega la  terra al cielo, permettendo il contatto contemplativo e sacrificale con la Potenza solare. Sulla sua sommità viene collocato un nido d'aquila e, durante la cerimonia, i guerrieri, adorni di penne d'aquila, suonano fischietti ricavati da ossa dello stesso uccello; e portano nella mano penne d'aquila con le quali imitano il volo dell'uccello verso l'alto; in passato, i danzatori si attaccavano all’albero sacro con strisce di cuoio fissate sui loro petti con dei ganci. Il  significato di tutto questo rituale è la proiezione dominatrice dell'uomo verso il principio metafisico di una esistenza duratura, simboleggiata dal Sole, attrazione mistica cui anela  l’essere umano. Oltre al significato esteriore di stabilire un contatto tra il cuore e la Potenza solare, vi è anche un significato esteriore in questo rituale,  che può essere il desiderio di rigenerare l’intero creato, oppure  una richiesta di prosperità per la tribù oppure un voto personale. 
  Le penne dell'Aquila Eliaca o aquila dorata formano i maestosi pennacchi indossati dai grandi capi nelle guerre, affermandosi come il più importante decoro a simbolo di un'esistenza eroica; decori dello stesso tipo si ritrovano anche nel calumet o sacra pipa, intesi come alleanza tra il divino e l'umano.Chi ha la fortuna di avvistare un'aquila mentre è in cerca del proprio spirito, è tenuto in particolare considerazione dalla tribù. La tradizione dei nativi vuole che ognuno debba tenere un lungo percorso ascetico fino a raggiungere la visione di un puro spirito, o animale o oggetto, che nella sua qualità di realtà trascendente gli possa indicare l'orientamento del suo essere e diventare la guida soprannaturale alla sua vita terrena e una esemplificazione dello stile della sua personalità trascendente. Per cui deve esserci almeno un animale o una cosa nel nome dell'individuo, es.Aquila chiazzata; Pioggia sulla faccia. Per i Sioux il contemplare l'aquila rappresenta il massimo onore. Per i nativi, come per qualsiasi popolo, la cui vita si svolge entro una cultura tradizionale, qualsiasi cosa o azione è simbolo di una realtà superiore. Ogni animale, essere o forza della natura, è portatore di un potere, incarnazione di una forza soprasensibile, riflesso di un principio metafisico che l'uomo può accattivarsi e realizzare nel proprio essere, come riferisce Schuon.  Tutta la vita rituale e religiosa dei Pellirosse è dominata dall'ombra maestosa del volo dell'Uccello del Sole, poiché esso rappresenta il principio solare, l'incarnazione del Valore, della Forza e della Potenza che trascendente dal terreno resta associata alla più intima realtà dell'umano, come afferma Schuon.  La SunDance, la loro preghiera, è l'immagine dell' idea che conoscere il divino oggetto è morire per lui affinché possa nascere nell'essere umano, che in questo caso identifica il Dio, l'Assoluto, il Grande Spirito appunto nel Sole che è il macrocosmo del cuore dell'uomo, la cui intenzione è di unirsi alla Potenza Solare per stabilire un legame tra Anima e Divinità.  Il coinvolgimento personale di ogni membro della tribù, attraverso una visione  individuale o il voto di un personale sacrificio per il bene del proprio popolo fa assumere a questa danza uno stato interiore permanente in cui l’uomo rivive un’altra dimensione di contatto con il Soprannaturale.  


(1)Canti degli Indiani d’America – a cura di Silvio Zavatti – Newton Compton  Roma 1977,  pag. 113
(2)ibidem, pag. 185
(3)ibidem, pag. 49
(4)Harold E. Driver -  Indians of North America – The University of Chicago Press, 1975, USA  
(5)ibidem, pagg. 194-207
(6)Canti degli Indiani d’America, op. cit. , pag. 177
(7)ibidem, pag. 180
(8)ibidem, pag. 81
(9)'The Winged Serpent, an anthology of American Indian Prose and Poetry', edited by Margot Astrov, a Fawcett, Greenwich, Connecticut printed in the USA, 1973, pag. 82 
(10)Ferruccio Busoni (Empoli 1866 – Berlino 1924), Musicista, pianista e compositore, lasciò un’ampia produzione strumentale e sinfonica ed anche di opere teatrali. 
(11) Frithjof Schuon, studioso delle religioni, nato a Basilea nel 1907, da famiglia tedesca, contribuì alla rivista 'Estudes Traditionelles' di Renè Guenon, si occupò anche di tradizioni dei Nativi del Nord-America. 'Regards  sur les mondes anciens', Paris, 1976, pag. 101 
(12)J. Epes Brown, studioso di antropologia indiana, di mistica e di simbologia arcaica, incontrò nel 1947 Alce Nero nella Riserva di Pine Bridge e per otto mesi trascrisse quotidianamente le memorie che il Grande Capo gli dettava. Alce Nero 'La Sacra Pipa' testi redatti e commentati da J. E. Brown, Rusconi Editore, Milano 1975

 

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